Già, perché Usque Tandem? Come riportato in calce del Paginone, Quo usque tandem è l’inizio di una delle quattro arringhe delle Catilinarie di Cicerone (106 ac-43 ac, avvocato, politico, filosofo), rimasta nella storia proprio per il suo incipit “Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?”. E, da qui, sarà richiesto un doppio salto carpiato di logica e si perdoni un po’ di mal di testa. Catilina è passato agli annali come un aspirante golpista e dittatore. Ma s’è voluto tener presente, invece, la versione dello storico Alessandro Barbero, che cita una richiesta di damnatio memoriae (condanna della memoria) per l’accusato, ai cronisti dell’epoca. Il professore descrive, invece, Catilina come un giovane eversivo scoperto in una congiura per delegittimare la Repubblica Romana, già decadente e impantanata in una palude di intrallazzi e corruzione. Ed ecco il secondo salto di logica: noi siamo proprio nei panni di Catilina, dei ribelli, dei dannati e dei bannati; dei terrapiattisti eretici perché non credenti nella scienza dei promotori di fiale; siamo con i discriminati, i multati, quelli privati del lavoro e delle risorse; ma anche con i danneggiati e poi dimenticati, con i parenti di chi è morto di malore, senza correlazione. Siamo anche con chi rifiuta questa guerra e la presa in giro dello Stato di Emergenza protratto all’infinito. E vuole capire cosa c’è dietro. Siamo qui per tutti loro, a puntare il dito contro e a pronunciare ai vari Cicerone ingozzati di euro e di veline, e al totalitarismo che rappresentano e difendono… il nostro legittimo e infuriato: «Fino a quando abuserete della nostra pazienza?».