La rivolta di Tulsi Gabbard

Di Marina Lanza

Tulsi Gabbard (Leloaloa, Hawaii – 1981) è – era – una delle più stimate leader del Partito Democratico.  
(Da wiki) “Ufficiale della riserva dell’esercito degli Stati Uniti e commentatore politico che ha servito come rappresentante degli Stati Uniti, la Gabbard è stata anche il primo membro indù del Congresso.
Era candidata per la nomination democratica nelle Elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2020”.
Nell’ottobre 2022 ha lasciato il partito ed è diventata  indipendente.
Questo il suo discorso di dimissioni:

«Non posso più rimanere nell’odierno Partito Democratico, perché sotto il completo controllo di una Qaballah elitaira di guerrafondai, guidata dai codardi del “risveglio”, che ci divide con il razionalizzare ogni questione e con attacchi di razzismo contro i bianchi. La stessa che attualmente sta lavorando per minare le nostre libertà date da Dio, per tradire la Costituzione e ostacolare la gente di fede e la spiritualità. Che demonizza la Polizia, per proteggere i criminali e impone leggi troppo costose, a carico degli americani. Che crede nei confini aperti, ma trascura la sicurezza nazionale. Che perseguita l’opposizione politica e, soprattutto, che ci sta trascinando sempre più vicino alla Guerra Nucleare.
Io credo in un Governo del Popolo, con il Popolo e per il Popolo. Sfortunatamente il Partito Democratico non lo è, la sua posizione di Governo è “da” e “per” il Potere dell’Élite. Chiedo ai miei compagni democratici di buon senso e indipendenti di mente, di unirsi a me e di lasciare il partito. Se non sopportate più la direzione che i cosiddetti ideologi del cosiddetto “Risveglio” (ndr. Woke) del Partito Democratico stanno dando al nostro Paese, vi invito a unirvi a me».

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Sembra chiaro che, in queste parole, Tulsi Gabbard, oltre a una pesante denuncia e a una dichiarazione di allontanamento dal Partito Democratico, comunichi anche l’intenzione di creare una falange nello stesso ambito, ma che si affranchi dalle citate direttive sovra-governative.
Un nuovo partito che non tradisca la linea tradizionale dei Dem, orientata per lo più sui diritti civili e sociali.
Ma la domanda che arriva è: dato che si è già profilata una disfatta spaventosa del Partito Democratico alle prossime elezioni di Mid-Term (8 novembre) perché questa scissione, in questo modo, proprio adesso, che finirà con l’affossarlo ulteriormente?
Si consideri che Tulsi Gabbard piace tantissimo all’elettorato Dem per presenza, coerenza, per chiarezza di posizione e di idee, e nel modo di esprimerle.
E che si dimostra indubbiamente una leader di primissimo livello.
Ma sarebbe pure la candidata perfetta per un’operazione di gate keeping. E, nel caso, sarebbe pure questo il momento perfetto per farla emergere.

Il sospetto arriva nel trovare in questo suo discorso espressioni come “Qabbalah”, “élite”, “white-racism”, “woke cowards” (codardi del “risveglio”)… tutte d’uso nel linguaggio corrente dei complottisti più fervidi e degli oppositori più aggressivi verso il Governo in carica.
O forse si vorrà anche solo pescare dal serbatoio dei voti degli ex-democratici delusi, fan di Q-Annon, convogliati sul sovranista Donald “We, the Peolpe” Trump.
Ma sono faccende da spin-doctor.

Insomma, non si esclude che le dinamiche siano meno etiche e più calcolate di quelle dichiarate. D’altra parte, questo speech è diventato deflagrante all’interno dei democratici, portando a una divisione netta e, finalmente, a una discussione accesa su diverse scelte controverse del partito al Governo.
Una di queste, la più “bollente” del momento, è l’invio di ulteriori forniture belliche all’Ucraina, data la minaccia effettiva di una guerra nucleare, senza avere a corollario una qualsiasi intenzione d’apertura di un tavolo di trattativa.

Che dire, è solo questione di tempo e di Tulsi Gabbard se ne sentirà sicuramente parlare.
Prepariamoci i pop corn.