Di Paolo Ceccato
Negli Stati Uniti, una professoressa è stata costretta a furor genit(ori)ale* a dimettersi, per aver tenuto una lezione sul David di Michelangelo.
Episodio rilevante nonché, come si dice, pruriginoso. Ora, non c’è dubbio che, oggi, sesso e sessualità siano argomenti al centro dell’attenzione.
Ora, il fatto è occasione per richiamare alla memoria un altro capolavoro, non del ‘500, ma dei primi del ‘900: L’Uomo senza Qualità, di Robert Musil.
Questo perché nel romanzo si annota ripetutamente il legame tra tempi che decadono e discorrere di sesso: “(…) tutti i giorni non si sente dir altro che esperienza sessuale, amplesso riuscito, punti focali dell’amore, ghiandole, secrezioni, desideri repressi, allenamento erotico e regolazione dell’istinto sessuale! (…) La volontà di cui il nostro secolo difetta viene sperperata, a parte la cosiddetta attività scientifica, in sessualità”.
In effetti, l’osservazione, dopo quasi un secolo, pare tornare esatta, così come l’accostamento di scienza e sessualità con, oggi, la prima a impossessarsi della seconda, dentro un laboratorio (in affitto).
Ora, se ad azione corrisponde sempre una reazione uguale e contraria, non dovrebbe generare stupore che, nei suoi punti più deboli, la reazione contraria si manifesti sotto forma di censura bigotta, colpendo inopinatamente il capolavoro di Michelangelo. In fondo, chiedo, non abbiamo noi stessi già censurato il
genere biologico**? Ovvero il più grande capolavoro dell’evoluzione: la riproduzione sessuata?
“L’uomo e la donna non erano più chiamati altrimenti che “i portatori di ghiandole riproduttrici maschili o femminili” o anche “i partner sessuali””. Sempre lui, l’ingegner Musil, un secolo fa.
*Parentesi non a caso: “genitore” e “genitale” hanno identica provenienza, dal
greco gennao, io genero. Al lettore tutte le possibili implicazioni.
** Idem come sopra, stessa etimologia.
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