Un’altra Storia

Le inchieste di Mazzucco
e Lavrov all’ONU

A cura di Marina Lanza

Di Massimo Mazzucco
Dal sito Luogo Comune e dal profilo telegram Luogocomune2

Questa settimana Massimo Mazzucco ha pubblicato delle inchieste ben documentate (come da sua sigla), con commenti illuminanti, tutte da leggere con attenzione e da tenere da parte.
Le inserisco in questa pagina.
Pubblicarle tra i nostri Articoli farà sì che potranno far parte dell’archivio di questo anno memorabile.

In ordine sono:
– I documenti segreti del Pentagono.
– Lo strano attacco dei droni al Cremlino
– Tucker Carlson licenziato dalla Fox
– L’ultima provocazione della Nato – con la sintesi dello storico riportato anche nel suo documentario “Ucraina l’altra verità”.

E in seguito, a conferma di tutto:
LAVROV PRESIEDE IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU (passaggi salienti) 🇮🇹 👉🏻 Voce in Italiano 17 minuti TUTTI DA SENTIRE



I DOCUMENTI SEGRETI DEL PENTAGONO

Da giorni si discute dei documenti segreti del Pentagono, che qualcuno avrebbe trafugato e messo online, scatenando un putiferio a livello internazionale. Dico “avrebbe”, perchè non si può escludere del tutto che si tratti di una operazione di disinformazione, operata dal Pentagono stesso.

Ma tutti gli indizi tendono a suggerire che i documenti siano reali, e che il loro rilascio abbia decisamente infastidito i vertici di Washington.  Due sono infatti gli elementi che sono emersi, e che imbarazzano chiaramente gli americani. Il primo è il fatto –non certamente nuovo – che il Pentagono sia stato beccato a spiare i suoi diretti alleati. In particolare, sono emersi i dettagli di una conversazione fra militari sudcoreani, che discutevano su come far arrivare armi all’Ucraina senza violare l’articolo della loro costituzione, che gli proibisce di inviare armi ai paesi in guerra (la soluzione, in questo caso, sarebbe stata trovata vendendo le armi alla Polonia).

Un’altra intercettazione riguarda Israele: secondo la C.I.A., sarebbero stati elementi stessi del Mossad ad aizzare le proteste di piazza contro Netanyahu. Anche questa rivelazione non può certo fare piacere ai servizi israeliani, abituati a spiare e non a essere spiati.

Il secondo elemento di imbarazzo che emerge dai documenti, è la scarsa fiducia che i vertici di Washington sembrano nutrire sulla capacità di tenuta degli ucraini. Secondo i documenti trapelati, la capacità di difesa degli ucraini è agli sgoccioli, e non sembra che siano in grado di mettere insieme una controffensiva efficace per recuperare il terreno perduto in Donbass.

Questo naturalmente ha fatto innervosire gli ucraini, al punto che Blinken ha dovuto intervenire, rassicurandoli che “il supporto degli Stati Uniti per l’Ucraina rimane pieno e totale”.

Dai documenti trapelati infine si rivela che Washington sia convinta che nemmeno la Russia abbia la forza di concludere la propria “operazione speciale” nel corso del 2023, e che quindi questa guerra sia destinata a trascinarsi almeno fino all’anno prossimo.

Insomma, tanto rumore per nulla: i documenti rivelano semplicemente ciò che tutti già sapevano, ovvero a) che gli Stati Uniti non hanno mai avuto remore a spiare i propri alleati, e b) che gli Stati Uniti stanno combattendo la loro personalissima guerra contro la Russia “fino all’ultimo ucraino”.

In tutto questo, l’unico che sembra non avere una visione chiara della situazione sembra proprio Zelensky, il quale continua a ripetere che “andremo avanti fino alla vittoria finale”. O forse lo ripete semplicemente perché è l’unica cosa che gli permettono di dire.

Massimo Mazzucco


LO STRANO ATTACCO DEL DRONE SUL CREMLINO

Il video mostra un piccolo velivolo che scende rapidamente verso i tetti del Cremlino, e viene fatto esplodere a mezz’aria. (In realtà si parla di due droni distrutti, ma del secondo non ci sarebbero immagini).

La Tass ha ufficialmente annunciato che “il regime di Kiev ha cercato di colpire la residenza del presidente russo al Cremlino con aerei telecomandati” e aggiunge: “Come risultato di una rapida azione da parte dei militari e dei servizi speciali, che hanno usato sistemi di guerriglia elettronica, i droni sono stati disabilitati”.

Io non sono un esperto di armi, però trovo curioso che abbiano aspettato a “disabilitarli” finchè non si trovavano proprio sopra il tetto del Cremlino. L’abbattimento che viene mostrato nel video, infatti, sembra fatto a favore di telecamera: si aspetta che il drone entri nell’inquadratura, per colpirlo proprio all’ultimo momento utile.

I droni non volano certo velocemente (ca. 100 Km/h), e di sicuro quello che andava verso il Cremlino sarà stato avvistato molto prima di arrivarci. Perchè allora aspettare all’ultimo momento per abbatterlo?

Anche l’idea di poter “uccidere Putin” con un’azione del genere mi pare poco credibile: Putin mica passa le sue serate disteso sui tetti del Cremlino a prendere la tintarella di luna. Quindi, come puoi pensare di andare ad eliminare proprio lui, con un attacco così generico e approssimativo dall’alto?

Il tutto sembra assomigliare molto ad una specie di versione casalinga dell’11 settembre in salsa russa, ovvero un pretesto per poter mettere in atto una azione simmetrica e contraria – questa sì reale – proprio contro Zelensky.

E infatti, se leggiamo quello che ha detto Medvedev subito dopo, sembra quasi che il drone sia arrivato come il cacio sui maccheroni: “Dopo l’attacco terroristico di oggi, non resta che l’opzione di eliminare fisicamente Zelensky e la sua cricca.” Tanto, ha aggiunto Medvedev, “non c’è nemmeno bisogno di lui per firmare uno strumento di resa incondizionata.”

Ohibò, come corre avanti quest’uomo. Sembra quasi che legga da un copione del quale tutti noi siano ancora all’oscuro.

Voi cosa ne pensate?

Massimo Mazzucco


TUCKER CARLSON LICENZIATO DALLA FOX

Tucker Carlson è stato licenziato dalla Fox. Nonostante la sua trasmissione fosse la più vista in assoluto sul canale di Rupert Murdoch, il magnate australiano ha deciso che la pressione per liberarsi di Carlson fosse troppo forte per continuare ad opporsi.

Come scusa ufficiale è stata usata la questione Dominion, la società che costruisce le macchinette per il voto elettronico, che aveva denunciato la Fox per diffamazione (diversi personaggi nelle trasmissioni della Fox avevano sostenuto che le macchinette Dominion fossero “truccate”, per favorire Biden nell’elezione del 2020). Fox ha dovuto patteggiare con Dominion una somma di oltre 700 milioni di dollari per evitare di finire sotto processo.

Anche se una sola delle venti affermazioni diffamatorie contro la Dominion era venuta da Tucker Carlson in persona, questo è bastato per addossare a lui tutta la colpa della causa legale, e dei relativi danni subiti.

In realtà, Carlson stava cominciando a dare fastidio all’establishment di Washington per mille motivi diversi: basta leggere cosa ha scritto la CNN https://edition.cnn.com/2023/04/24/media/tucker-carlson-fox-news/index.html  (voce profonda del Deep State) contro di lui, per avere la misura del problema che Carlson stesse rappresentando per loro: “La Fox News e Tucker Carlson, l’estremista di destra che usava il suo podio di prima serata per esercitare il suo fermo controllo sul partito repubblicano, hanno chiuso i loro rapporti.”

Nello stesso articolo, la CNN non tralascia di ricordare a tutti come Carlson fosse un commentatore “misogino, sessista e omofobo”, che aveva instaurato nel suo entourage un’atmosfera impossibile per il mondo femminile. La solita giornalista “me too” pescata per l’occasione ha addirittura dichiarato che “le molestie sessuali erano tali che aveva pensato di suicidarsi”. (Licenziarsi no, naturalmente. Uno pensa subito al suicidio).

Carlson viene anche accusato di essere un “complottista che ha propagandato infondate teorie del complotto sul Covid e sul vaccini”.

Insomma, tutto l’arsenale del pensiero unico si è scatenato istantaneamente contro di lui, e in un modo o nell’altro il granello fastidioso che stava inceppando la narrazione mainstream è stato eliminato.

Per ora Carlson non ha rilasciato dichiarazioni, ma è difficile pensare che uno come lui, dopo il successo raggiunto con la sua audience, si rassegnerà a scomparire nel nulla. 

(La butto là, come una scommessa: se Trump vincerà le elezioni, Carlson diventerà il portavoce della Casa Bianca).

Massimo Mazzucco


L’ULTIMA PROVOCAZIONE DELLA NATO

Quella che segue è una lista di eventi storici (*) che ripercorre tutti i passaggi più importanti che riguardano la possibile entrata nella NATO dell’Ucraina, dal 2014 ad oggi. Entrata che i russi hanno sempre detto di non poter tollerare, per motivi che non è nemmeno necessario spiegare. 

2014 – Non appena diventato primo ministro (dopo il colpo di stato di Maidan), Arseniy Yatsenyuk viene ricevuto alla Casa Bianca, e si premura di far sapere al mondo da che parte starà la nuova Ucraina: “Probabilmente nei prossimi 7-10 giorni l’Ucraina firmerà la parte politica dell’accordo di associazione con l’Unione Europea. E vogliamo dire molto chiaramente che l’Ucraina è e sarà parte del mondo occidentale”.

Dopodichè Yatsenjuk invita la NATO a venirlo a trovare a Kiev, e chiede apertamente aiuti e armamenti per supportare il nuovo governo: “Ho esteso un invito al Consiglio Nord-Atlantico per visitare Kiev, e sarà splendido se ci incontreremo a Kiev. Noi crediamo che sia necessario aumentare la nostra cooperazione, e sarebbe bello se potessimo avere qualche forma di aiuto addizionale, supporto tecnico, supporto umanitario, per migliorare il sistema di difesa ucraino, a livello tecnico. Questo ci aiuterebbe a stabilizzare la situazione e a mantenere pace e stabilità nella regione.”

Il 29 agosto 2014 Yatsenyuk annuncia che l’Ucraina chiederà ufficialmente di entrare nella NATO.

Il 21 novembre 2014 la coalizione di governo ucraina annuncia che la NATO è la loro priorità.

Il 23 dicembre 2014, il parlamento di Kiev mette fine allo stato di non-allineamento dell’Ucraina, condizione necessaria per iniziare il processo di ammissione alla NATO.

Nel marzo 2015, il presidente Poroshenko approva un piano di esercitazioni militari multilaterali con la NATO. Fra queste, l’operazione “Guardiano Impavido”, con duemiladuecento soldati di cui 1000 americani, l’operazione “Brezza di mare”, con mille militari americani e 500 della NATO, e l’operazione “Tridente rapido”, con 500 militari americani e 600 della NATO. L’11 di aprile 2015 arriva in Ucraina il primo convoglio militare della NATO, per l’operazione “Guardiano Impavido”, partito da Vicenza.

Nell’aprile 2016 Joe Biden (allora vice di Obama) promette a Poroshenko 335 milioni di dollari in aiuti “per la sicurezza”. Questi andranno ad aggiungersi ad un terzo prestito da un miliardo di dollari.

Nel giugno 2017 la Rada, il parlamento di Kiev, vota una legge che ristabilisce l’ingresso nella NATO come priorità per la politica estera ucraina. La legge è firmata dal presidente della Camera Andrij Parubij, che è stato il cofondatore del partito neonazista Svoboda. Parubij è stato indagato per la strage di Odessa, ed ha pubblicamente lodato Hitler in televisione, dicendo che è stata la più grande persona a praticare la democrazia diretta. Questo era il presidente del parlamento Ucraino sotto Poroshenko. 

Nel luglio 2017 Poroshenko incontra il segretario della Nato Stoltemberg e chiede ufficialmente che venga iniziato il percorso di ammissione alla NATO.

Nel settembre 2018 Poroshenko chiede al parlamento di emendare la costituzione, in modo da rendere più facile l’ingresso dell’Ucraina nella NATO.

Il 7 Febbraio 2019 il parlamento approva i cambiamenti richiesti alla costituzione e conferma il percorso dell’Ucraina verso l’Unione Europea e la NATO, con un totale di 334 voti a favore su 385.

Il 21 febbraio 2019 entra ufficialmente in vigore in Ucraina la modifica della Costituzione che prevede l’ingresso nell’UE e nella NATO. 

Nel maggio 2019 Zelensky vince le elezioni e prende il posto di Poroshenko. Appena eletto, Zelensky vola a Bruxelles e incontra Stoltemberg, segretario della NATO.

Nel giugno 2020, la NATO concede all’Ucraina lo status di “partner con accresciute opportunità”. 

Nel settembre 2020, il presidente Zelensky approva la nuova strategia di sicurezza nazionale, che prevede lo sviluppo della speciale partnership con la NATO, allo scopo di diventarne membro.


Il 24 marzo 2021 Zelensky firma un decreto presidenziale per “attuare la decisione del consiglio di sicurezza e difesa nazionale dell’Ucraina, sulla strategia di disoccupazione e reintegrazione del territorio temporaneamente occupato della repubblica autonoma di Crimea e della città di Sebastopoli.” “Strategia di disoccupazione e reintegrazione del territorio” significa riprendersi militarmente la Crimea e Sebastopoli.

Nel maggio 2021, il senatore americano Chris Murphy visita Kiev e incontra Zelensky. Dopodichè annuncia che “aprire all’Ucraina il percorso di adesione sarà il prossimo passo logico verso l’ingresso nella NATO”.

Un mese dopo, al summit di Bruxelles, i leader della NATO riconfermano la decisione presa nel 2008 al summit di Bucharest: l’Ucraina diventerà un membro dell’alleanza, con il Piano di Adesione che farà parte integrante della procedura.

Il 28 giugno 2021 l’Ucraina e la NATO lanciano una esercitazione militare congiunta nel Mar Nero.

Il 28 novembre 2021 Mosca chiede garanzie legali che l’Ucraina non entrerà mai nella NATO. Queste garanzie non le vengono date.

Il 30 novembre 2021 Putin dichiara ufficialmente quale sia la linea rossa dei russi sull’Ucraina: “Qualunque ulteriore posizionamento di forze o di materiali NATO in Ucraina rappresenterebbe la linea rossa per il suo paese.” Putin ha sottolineato soprattutto le sue preoccupazioni per il potenziale arrivo di missili ipersonici a lunga gittata, che potrebbero colpire Mosca in 5 minuti. “Spero che non arriveremo a questo – ha detto Putin – e che il buon senso e la responsabilità verso i propri paesi e verso la comunità globale alla fine prevalgano”.

Il primo dicembre 2021, Putin chiede ufficialmente garanzie che la NATO non si espanderà verso Est. Ma gli stati Uniti rispondono che “per l’Ucraina le porte sono sempre aperte”. 

Il 23 dicembre 2021, in conferenza stampa, Putin torna a ripetere che per loro un’ulteriore espansione della NATO verso est è inaccettabile, e torna per l’ennesima volta a spiegarne i motivi: “Abbiamo detto chiaramente che ogni ulteriore movimento della NATO verso est è inaccettabile. Non c’è niente di poco chiaro al riguardo. Noi non stiamo mettendo i nostri missili ai confini degli Stati Uniti. Mentre gli Stati Uniti stanno piazzando i loro missili vicino a casa nostra, davanti al cortile di casa. Quindi, stiamo forse chiedendo troppo? Gli stiamo semplicemente chiedendo di non piazzare i loro sistemi di attacco a casa nostra. Cosa c’è di così strano in questo?”

Il 31 gennaio 2022, alle nazioni Unite, l’ambasciatore russo accusa pubblicamente gli Stati Uniti di fomentare le tensioni e di provocarli verso la guerra, come se quello fosse davvero il loro desiderio nascosto: “I nostri colleghi [americani] dicono che bisogna ridurre le tensioni. Ma sono loro i primi ad aumentare le tensioni e alzare i toni, e stanno provocando una escalation. Parlare di una minaccia di guerra è una provocazione in sè stessa. Sembra quasi che voi la stiate cercando. E come se voleste che succedesse, lo state aspettando. E come se voi voleste che le vostre parole si avverassero.”

L’8 febbraio 2022 Putin lancia un ultimo avviso tramite i media occidentali: “Lo voglio sottolineare ancora una volta. Lo vado dicendo da tempo, ma voglio davvero che finalmente mi ascoltiate, e lo comunichiate al vostro pubblico su stampa, tv e internet. Vi rendete conto che se l’Ucraina entra nella NATO e cerca di riprendersi la Crimea per via militare, i paesi europei si troveranno automaticamente coinvolti in un conflitto militare con la Russia? Non ci saranno vincitori. Vi ritroverete coinvolti in questa guerra contro la vostra volontà.”

Subito dopo la Russia fa un’ultima richiesta ufficiale agli Stati Uniti, di mettere per iscritto che l’Ucraina non entrerà a far parte della NATO, e che non ospiterà armi balistiche della NATO. Da Washington, Blinken risponde picche: “Dal nostro punto di vista non posso essere più chiaro. La porta della NATO è aperta, rimane aperta, e questo è il nostro impegno”.

24 febbraio 2022: rimasto senza opzioni, Putin è costretto ad invadere l’Ucraina. 

E oggi, dopo oltre un anno di guerra, il segretario della Nato Stoltemberg non trova nulla di meglio da fare che andare a Kiev e dire a Zelensky che “Il posto dell’Ucraina è nella Nato. E nel tempo, il nostro sostegno contribuirà a renderlo possibile”.

Qui non è più il caso di dire “c’è un aggressore e c’è un aggredito”, come ripete Mentana da oltre un anno, ma “c’è un provocatore e c’è un provocato”. Il provocatore sono gli USA, il provocato è Putin. Quindi, di chi è la colpa di tutto quello che succede in Ucraina?

Massimo Mazzucco

* Tutti gli eventi storici citati sono documentati nel video “Ucraina l’altra verità” che potete trovare su luogocomune.net


LAVROV PRESIEDE IL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL’ONU (passaggi salienti) 🇮🇹 👉🏻 Voce in Italiano 17 minuti TUTTI DA SENTIRE

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