Di Paolo Ceccato
“L’immagine ritrae alcuni parlamentari europei, gaudenti, dopo l’accordo sul portafoglio digitale europeo”.
Ndr. Riflessione sulla vicenda della piccola Indi.
Caro Vico, ancora nulla di nuovo.
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Che poi ci si mettono anche le circostanze, sotto forma di acronimi che, si sa, hanno la vista lunga: EU, European Union.
Cambio di scena.
Aktion T4, dove la T sta per Tiergartenstraße, “strada del giardino degli animali”, cioè lo zoo di Berlino, e il numero 4 sta per il civico dell’edificio dove venne pianificata, fine anni ’30, la soluzione finale per le “vite indegne di essere vissute”. Sì, insomma, porre fine a vite mal riuscite, ovviamente come “gesto d’amore” per i mal riusciti, ché quella non è vita, e con un giusto occhio alla spending review, per non sottrarre risorse a chi è riuscito bene e, con le giuste risorse, può stare benissimo.
E, sempre ovviamente, se le cure necessarie non
sono più necessarie, essendoci una soluzione (finale) diversa, più economica e amorevole, perché continuare a finanziarie le cure necessarie? Giusto. E con lo sviluppo impetuoso dei mezzi di comunicazione di oggi, qualche serie tv, qualche talk show e opinionisti vari, e il consenso è assicurato.
Torniamo all’acronimo.
In realtà, si legge, il programma si chiamava “EU Aktion”. E qui iniziano i guai. “Eu” stava per eugenetica, termine coniato dal naturalista inglese Francis Galton, nipote di Charles Darwin, poi ripreso, tra gli altri, dalla famiglia Huxley e poi approdato in Germania, dove prosperò nella logistica dell’orrore. Eu- prefisso dal greco, col significato di “bene, buono”. Quindi eugenetica sta per “genetica buona”, migliore perché messa a punto dalla manipolazione tecnologica.
E qui, sempre e ancora ovviamente, il punto è quello: chi decide che
cosa è meglio? Non si sa, ma c’è la fila. Decidere sulla vita altrui trova sempre una nutrita schiera di volontari. Il potere si allea volentieri con i deliri di onnipotenza, deliri che furono, sono e saranno sempre tra noi, parte del progresso, cioè dell’idea che tutto ciò che è è migliorabile. Genetica compresa, sotto forma di eugenetica.
I tempi cambiano. Oggi, la scienza ha riguadagnato un ruolo solido e robusto nel campo della persuasione. Meno metodo, più storytelling. Uno studio scientifico può legittimare qualunque esercizio arbitrario di potere. Con proprietà commutativa. Quel che oggi, di ieri, ci sembra mostruoso, già cacciato dalla porta della civiltà a calci, col vento scientifico a favore, rientra dalla finestra e si siede a tavola. E così, proprio quel che di ieri ci appariva mostruoso, oggi appare
solo un po’ rozzo e primitivo nei modi, ma la sostanza era buona e giusta.
Non più una razza, ma una vita migliore, con la “garanzia di trovarci tra
persone” (cit) intelligenti, governati da più intelligenti e così via. Mai più per caso, tutto per scelta. Oculata, sorvegliata, scientifica. In fondo, ancheml’epistocrazia, il potere a chi sa, governi tecnici al posto della democrazia, è un seguire le leggi della genetica.
E la meritocrazia non premia i migliori, ma legittima lo scarto dei peggiori. Ed è facile prenderci la mano, pure qui.
Frasi un po’ sconnesse tra loro, sì, vero; ma in tutto questo è complicato anche il solo darsi un ordine di pensieri.
Comunque, niente paura.
La EU, l’European Union come creazione politica umana, è meglio dell’Europa continente come creazione della tettonica a
placche. Ora dobbiam solo rilanciare la EU anche nella genetica.
Ciak, azione. Anzi: EU Aktion. Ritenta e sarai più fortunato.
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