Di Alessandra Nunzia Schillirò, Nandra, all’epoca in carica come Vice Questore a Roma.
Pochissimi raccontano di com’è finito il caso Palamara. Ve lo ricordate? Tutto iniziò nel maggio 2019, quando venimmo a sapere di un incontro tra Palamara, alcuni consiglieri del CSM e due deputati ex PD e oggi Italia Viva. Ciò che nella mente di molti italiani era solo un dubbio divenne realtà. Si scoprì che le carriere dei magistrati avvenivano tramite raccomandazioni. Un sistema clientelare ben oliato emergeva dalle numerose chat del cellulare di Palamara: incontri per promozioni, trasferimenti e favori vari. In sostanza, pochi decidevano le sorti di molti e, per ottenere la raccomandazione desiderata, venivano anche offesi e insultati i possibili magistrati concorrenti per un determinato posto. Per rendere il meccanismo meno visibile venivano utilizzate le cosiddette correnti politiche all’interno della magistratura.
Il caso Palamara sembra essere finito con la radazione dello stesso, per aver discusso illecitamente e pianificato la nomina del procuratore di Roma con soggetti “completamente estranei” al Csm e la sospensione di altri cinque magistrati, per un anno e mezzo.
L’ex procuratore generale della Cassazione, Rosario Russo, ora in pensione, solleva il problema della gestione del caso, puntando il dito contro le decisioni dell’attuale procuratore generale Salvi. I latini forse ci ricorderebbero il detto “nomen omen”. Salvi, infatti, avrebbe emanato diverse circolari in cui dichiara che l’attività di “autopromozione” non costituisce illecito disciplinare; che l’archiviazione disciplinare non deve essere comunicata ai cittadini, né all’avvocato che ha segnalato l’abuso disciplinare e che si può impedire allo stesso magistrato indagato, all’Anm e addirittura al CSM di conoscere le motivazioni della decisione. Interessante leggere che Salvi avrebbe scritto in un’altra circolare che “anche con riguardo a condotte scorrette gravi l’illecito disciplinare può tuttavia risultare non configurabile quando il fatto è di scarsa rilevanza”. Scusate, ma se le condotte sono gravi, come possono avere scarso rilievo? Qualche giornale lascia intuire una possibile risposta, perché leggiamo che lo stesso Salvi avrebbe avuto incontri segreti con Palamara per caldeggiare la sua nomina a procuratore generale della Cassazione.
In sostanza, del caso Palamara non possiamo sapere più niente.
Credo che ogni commento sia inutile.
Concludo con le parole che il procuratore generale Russo ha usato nella sua lettera ai colleghi e alle massime cariche dello Stato: “Nessuna rinascita della magistratura sarà possibile finché non si riaffermi la centralità della trasparenza delle archiviazioni emesse dal procuratore generale”.
Nessuna rinascita dello Stato italiano può aversi, se non ci riappropriamo del nostro potere, tornando a scegliere persone pure, che abbiano dimostrato coi fatti di essere incorruttibili.
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