Noi umani

Di Giovanni Bataloni*

Rilevatore di velocità. Forse. Foto dal web.

Noi umani che abbiamo la tendenza ad antropomorfizzare, a vedere figure umane ovunque ce ne sia la minima parvenza – bastano davvero pochi elementi – figuriamoci come possiamo reagire davanti a una macchina che produce linguaggio e fornisce autonomamente risposte coerenti alle domande più svariate e che pare riesca pure a dedurre le regole sintattiche, usandole poi in modo coerente. Il linguaggio infatti è la cosa che, non so quanto a ragione, più di ogni altra associamo all’essere umani.

Da qui, la paura che queste tecnologie ci possano un giorno sostituire, o in qualche modo soverchiare.

Invece la paura che non ci prende ancora abbastanza è quella opposta, cioè la paura di degradare a oggetti senza significato gli esseri umani in carne e ossa, qui e ora.

Pare infatti che non ci faccia alcuna impressione il fatto che ci siano persone che vivono in condizioni che potremmo definire “disumane”.

Ci fa paura il fatto che una macchina possa produrre musica “emozionante”, come se l’emozione data dalla musica dipendesse direttamente dalla capacità o dalla volontà del compositore anziché dal suono in sé e dalla sensibilità e dalle associazioni della mente ricevente, mentre non ci impressiona minimamente il fatto che, ad esempio, accanto a noi ci siano esseri umani che devono rischiare la vita per consegnarci la cena in bicicletta per pochi spiccioli, per sopravvivere (malamente), che ci siano persone che per sopravvivere fuggono e annegano nel mare che bagna le nostre coste.

Figuriamoci quanto ci importa di persone lontane.

Persone che vivono e muoiono in condizioni atroci per procurare la materia prima per lo smartphone con cui ordinare quella cena a domicilio.

Donne che per denaro affittano il loro corpo per consentire a persone che possono pagare di avere un figlio.

Figli venduti come carne da macello in guerra (o magari per fornire organi di ricambio).

Insomma il cervello ancora troppo poco umano è proprio il nostro, temo.

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* Maestro di musica, compositore, docente all’Università di Genova, scrittore.

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