Di Paolo Ceccato
Stati Uniti, lo Zio Sam, il più noto reclutatore di sempre.
(Immagine dal web).
Sì, il manifesto è tra i più celebri, una vera e propria icona della cosiddetta propaganda. Meno noto, forse, è ciò che sta dietro il manifesto: ovvero la Commissione Creel, o Committee on Public Information (Comitato di informazione pubblica), istituita nel 1917 dall’allora presidente Woodrow Wilson, per ottenere l’assenso dell’opinione pubblica, all’entrata in guerra degli Stati Uniti.
E fu una poderosa macchina organizzativa, composta da giornalisti,
esperti di persuasione mercatistica e influenti consulenti e pubblicitari. Il principio che sottendeva la Commissione fu bene espresso da Walter Lippmann, che ne fece parte: una minoranza intelligente deve assumersi la responsabilità di creare il giusto consenso del popolo, uniformando le opinioni divergenti. Una élite intelligente (finanziata dai Rockfeller, assieme ai primi grandi magnati oltre oceano, ndr), che opera sotto traccia per orientare il consenso. Nulla di nuovo, qui in Italia, patria di Gaetano Mosca e Vilfredo Pareto. Potere tecnocrate degli esperti versus democrazia rappresentativa e deliberativa. Vedasi il dibattito tra, appunto, Walter Lippmann e il filosofo John Dewey. Approfondisca chi lo desidera.
Ma non divaghiamo e torniamo al punto.
Il successo della Commissione Creel fu sbalorditivo: in soli sei mesi, esso mutò una opinione pubblica pacifista in una “hysterical, war-mongering population which wanted to destroy everything German, tear the Germans limb from limb, go to war and save the world” (Noam Chomsky, Media Control: The Spectacular Achievements of Propaganda, 1991).
Così, appunto.