Una rassegna di scene da film, video e tutorial per far scorrere, con le immagini, pensieri e riflessioni.
Yo-Yo Ma, Bach for the Canyon.
Tra i più grandi esecutori di Bach con il violoncello. Click anche qui, per un meraviglioso classico, il più noto.
«La Cultura – un modo di esprimersi e di capirsi reciprocamente – può unirci assieme in un unico Mondo» Yo-Yo Ma.
Colorado Plateau Foundation Museum of Northern Arizona.
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Blade Runner, 1982, regia: Ridley Scott, soggetto: Philip K. Dick.
I am not in the business. I am the business. È questa la singolarità del film, il punto che ne svela il significato: il processo di mercificazione che ci degrada da persone a consumatori, fino a oggetti stessi di consumo. Oggi, i replicanti siamo noi, repliche di un modello transumano prestabilito, dove la vita diventata un “ciclo di vita”, mero processo di produzione. Oggi, noi siamo diventati “il business”.
(p.c.).
L’Attimo Fuggente, 1989, regia: Peter Weir. “Capitano, oh mio Capitano” la scena della scrivania e il saluto al professor Keating (Robin Williams), è già un monumento. Idem quella che dà il titolo italiano al film, il “Carpe Diem” (cogli l’attimo fuggente) davanti alle foto storiche del collegio. Ma questa scena è focale. E’ l’inizio della trasformazione di quei ragazzi che escono così dalla corazza delle inibizioni e del terrore imposto, per diventare Poeti liberi e ribelli: da lì “Dead Poets Society” (La Società dei Poeti Estinti) titolo originale del film. Uscire dalla gabbia, nutrirsi “del succo della vita”, diventare Poeti è il grido disperato ai giovani, perché si riapproprino della loro libertà, della loro vita, perché essa sia “arte viva”. (m.l.)
La Grande Scommessa, 2015, regia: Adam McKay, dal best seller di Michael Lewis. Spiegazione facile e pure con humor, utilizzando bionde e chef, di come nel 2008 in USA si sia arrivati alla bolla fuori controllo del mercato immobiliare che ha sconvolto l’economia mondiale. E di come sia tornato tutto come prima, mandando alla fame i soliti disperati e lasciando quasi tutti nella finanza, al loro posto, ad agire impunti. (m.l.)
The Circle, 2017, regia: James Ponsoldt, basato sul romanzo omonimo di Dave Egger, 2013. La scena che avvia l’inserimento al Circle (l’alias di Goolge) che porterà Mae (Emma Watson) alla visibilità perenne. Il film è un manuale di manipolazione, questa scena è l’innesco. Si inizia dallo schermo in più, non previsto nelle mansioni pattuite, e da quel “Dan dice” con Dan lì davanti: «Dan dice che è un buon momento per ii set up dei tuoi social. Ti consideriamo una persona dal potere illimitato, ma sei un grande enigma. Sei contenta della tua performance? Ma non tutto gira attorno al lavoro, conta anche la comunità. “Tutto è collegato”». (m.l.)
The Big Kahuna, 1999, regia: John Swanbeck. Il monologo finale. Fin troppo sentito e sfruttato, anche dalla pubblicità, ma alla fine lascia ancora un buon sapore, di rispetto, di attenzione per l’altro. “Goditi Potere e Bellezza della tua gioventù (…) credimi, tra vent’anni guarderai le tue vecchie foto in un modo che non puoi immaginare adesso. Non leggere riviste di bellezza, ti fanno solo sentire orrendo. Sii paziente con chi dispensa consigli. I consigli sono una forma di nostalgia. Dispensarli è solo un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quanto valga. Ma accetta il consiglio, per questa volta”. (m.l.)