La scomodità delle civiltà scomparse

Di Massimo Mazzucco
Fonte OffGuardian.org

GRAHAM HANCOCK DICHIARA GUERRA AGLI ARCHEOLOGI

Da che mondo è mondo, le elites professionali si sono sempre comportate nello stesso modo. Che si tratti della professione medica, dei fisici nucleari o dei professori universitari, i membri di queste elites si sostengono a vicenda per proteggere i propri interessi, e si chiudono a riccio per respingere compatti qualunque minaccia possa derivare loro dall’esterno. E quando chiudersi a riccio non basta, contrattaccano violentemente, per eliminare l’avversario che mette in pericolo la loro sussistenza e la loro credibilità.

E’ accaduto di recente a Graham Hancock, scrittore e ricercatore esperto di antiche civiltà, che ha osato mettere in dubbio alcuni “punti fermi” sostenuti dall’archeologia tradizionale.

Tutto nasce da una serie TV mandata in onda di recente da Netflix, intitolata “Ancient Apocalypse” (che io, curiosamente, ho appena finito di vedere). L’autore di questa serie è appunto Graham Hancock, il quale ci porta in giro per il mondo, alla scoperta di indizi che indicherebbero l’esistenza di società umane altamente progredite ben prima del periodo stabilto dall’archeologia ufficiale, ovvero il 4° millennio a.C.

Dal sito indonesiano di Gunung Padang alle rovine di Gobekli Tepe, dalla famose “strade” subacquee di Bimini ad una intera città sotterranea in Turchia, Hancock mostra i segni evidenti di antiche civiltà e spiega perchè, in ciascun caso, queste civiltà sarebbero fiorite ben prima del fatidico quarto millennio, e in alcuni casi addirittura prima del cosiddetto “Grande Diluvio” (circa 12.000 a.C.).

Sia chiaro, non c’è niente di dimostrato, e lo stesso Hancock presenta le sue tesi in forma di interrogativo, non certo come affermazioni categoriche. Ma tanto è bastato per far saltare i nervi alla lobby mondiale degli archeologi, che di colpo vedono minacciate le fondamenta stesse delle loro teorie.

La reazione è stata tanto virulenta quanto disarticolata: virulenta, in quanto gli archeologi si sono scagliati contro Hanckock con furia estrema, come se fosse un ciarlatano qualunque; e disarticolata, perchè i loro attacchi si sono limitati alla solita etichettatura negativa, senza la minima argomentazione nel merito. I titoli vanno da “La città perduta di Atlantide risorge per alimentare un pericoloso mito” a “La serie di Graham Hancock promuove teorie del complotto razziste”. Da “Le antiche assurdità di Ancient Apocalypse” a “Ancient Apocalypse è la serie più pericolosa di Netflix”, per finire con l’unica verità “dal sen sfuggita”: “Con la serie Ancient Apocalypse, Graham Hancock dichiara guerra agli archeologi”.

E questo, ovviamente, non si può fare.

Ormai il vizio di ripararsi dietro le barriere della “scienza”, da parte dei gruppi di potere, sta diventando la norma in tutto il mondo. O sei con la scienza, o sei contro di noi, in qualunque campo. Il pensiero unico, con tutti i privilegi che comporta lo “stare dalla parte della ragione”, si sta stringendo a difesa di sè stesso in tutto il mondo.

Ma anche le critiche al pensiero unico, per reazione uguale e contraria, aumentano di livello man mano che questo cerca di rafforzare le proprie trincee.

Io credo che questa sia la vera battaglia che coinvolgerà l’uomo nei prossimi 30-50 anni. La battaglia per il libero pensiero. Ed è dall’esito di questa battaglia che dipenderà il futuro dell’intera umanità.

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